L'altra sera mia mamma mi ha invitata al concerto per piano solo di Giovanni Allevi, un timidissimo musicista filosofo che sembra più un sognatore disadattato che un artista affermato... e che naturalmente mi ha subito inspirato una gran simpatia!
Ho comperato il suo libro e l'ho letto d'un fiato... parla di musica, di tasti, di dita che corrono fluide sul pianoforte ma io ho letto anche di kayak, di pagaia, di braccia che si muovono decise sull'acqua... ormai riconduco tutto al kayak e qualcuno, di certo mai madre, penserà che sono malata, ma forse ha un po' influito il mio passato musicale!
Giovanni Allevi scrive: "L'acqua, calma e limpida, riesce nella sua quiete a raggiungere i più remoti e bui interstizi. Con indifferenza sovrumana conquista qualunque spazio, totalmente, senza alcun gesto violento, senza intenzione, così, semplicemente; tutto può sommergere e coinvolgere nel suo naturale silenzio. E ciò che da lei è conquistato, per nulla soffre del suo limpido abbraccio, anzi, quasi si conserva nel cristallino nitore: guadagna in trasparenza e leggerezza. LA CALMA ACQUA FATTA DI UMILI GOCCIOLINE RIPOSA IN OCEANICHE GRANDEZZE. Noi dobbiamo trasformare le nostre mani, avambracci e dita, in acqua.
Per far ciò, è necessario prima di ogni cosa immedesimarsi nella sua caratteristica peculiare: la passiva e calma indifferenza. Così le dita non servono più, perdono la funzionalità e il senso di appartenenza: non sono più mie, ma della leggerezza che mi circonda. Questo è un atteggiamento fisico e prima ancora mentale: lasciar fare, lasciar essere, lasciar danzare, fare silenzio e ascoltare. Se vuoi proprio ascoltare qualcosa, c'è il tuo respiro, che da anni ingloba in te fluido elastico... Noi sottovalutiamo la potenza della passività; e ci ostiniamo a opporre la nostra energia a quella dell'intero universo. Invece, se impariamo a fare silenzio, saremo in grado di cogliere l'eterna danza che ci circonda".
Bello, no?
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